Skip to main content

Progetto Tutorato

Adolescenza: il senso dell’educare

Azioni di tutorato educativo nelle situazioni di insuccesso o a rischio di abbandono scolastico, di fragilità educativa della famiglia e di disagio individuale dei preadolescenti.

Il senso dell’educare

Il senso dell’educazione sta nella risposta al bisogno di cura, di educazione, di ascolto e di crescita equilibrata che l’adulto è chiamato a rivolgere ad un “figlio”, o ad un ragazzo/a per soddisfare il suo diritto/bisogno di benessere personale, di stima di sé, per metterlo nella condizione di utilizzare tutte le risorse, che possono dare un senso e un futuro alla sua vita e per metterlo in grado di individuare traguardi, motivazioni e appuntamenti positivi a cui tendere.

Il Progetto di tutorato

Il progetto di tutorato è stato avviato nel 2006. Si rivolge a preadolescenti e adolescenti (prevalentemente ragazzi e ragazze di Scuola media e fino al compimento dell’obbligo scolastico) del territorio dell’Unione della Romagna Faentina, che vivono situazioni individuali o familiari di fragilità e di disagio, che possono mettere a rischio o compromettere la frequenza regolare della scuola, il rendimento scolastico e la motivazione verso gli studi. I ragazzi/e vengono “indicati” o segnalati dai Servizi Sociali al Gruppo Tecnico di supporto al Progetto per l’attivazione di un intervento educativo, che avviene (per lo più) presso le famiglie degli stessi ragazzi o quando non è possibile presso altro luogo idoneo allo scopo, con modalità individuale o di piccolo gruppo. Il Progetto attualmente è sostenuto economicamente perlopiù dall’ASP della Romagna Faentina di Faenza, in collaborazione col Settore Servizi alla Comunità – Servizio Minori e Famiglie, che annualmente partecipano con un contributo.

Che cos’è il tutorato

Il tutorato presso la famiglia è:
– un’azione educativa richiesta e/o condivisa dal preadolescente e dalla sua famiglia;
– un supporto di tipo psico-affettivo e relazionale; un supporto ed un aiuto per l’organizzazione dei compiti e dello studio;
– un intervento educativo concordato e regolato da un progetto, che si avvale del supporto e delle competenze dei Servizio Minori e Famiglia, che sono il referente primo della “relazione d’aiuto” messa in campo e di competenze professionali, messe a disposizione dall’ASP della Romagna Faentina
– un’azione di rete che coinvolge anche le scuole quali partner per la condivisione del progetto e co-costruzione di un sapere condiviso per l’individuazione dei fattori di rischi e degli indicatori predittivi .

Perché questo Progetto

Lo sguardo della Scuola e del Sociale intravede ogni giorno situazioni di ragazzi e di ragazze in evidente condizione di fragilità educativa, di mancanza di cura educativa, di demotivazione o disinteresse verso lo studio, destinate a condizionare e ad accrescere il rischio dell’insuccesso scolastico, ma soprattutto di una “diversità individuale” difficile da sostenere nei “normali” ambiti quotidiani di vita, perché sanzionata da insuccessi.
L’esperienza di questi ultimi anni ha evidenziato, anche nel confronto con la scuola e i servizi sanitari, l’aumento delle situazioni che evolvono abbandono scolastico e ritiro sociale, collegato anche all’insorgere di nuovi disagi in adolescenza. Il fenomeno è anche divenuto oggetto di approfondimento scientifico e attenzione mediatica e si sta verificando con sempre maggiore frequenza anche sul nostro territorio.
Il Progetto si propone di fornire, in un’ottica di prevenzione secondaria, una risposta personalizzata a casi di ragazzi e di ragazze individuati, a partire dall’ambito scolastico-educativo (Scuola Media), attraverso segnalazioni o rilevamenti da parte della Scuola e/o del Servizio sociale.
In proposito è emersa il bisogno di un maggior raccordo tra servizi e scuola per l’individuazione precoce dei ragazzi in situazione di fragilità e fatica.
Il Progetto può intervenire all’interno dell’ambito familiare, la casa, dove abitualmente vive il ragazzo o la ragazza, oppure prevedere uno spazio esterno “terzo” e protettivo rispetto a dinamiche familiari non facilitanti l’impegno e lo studio del ragazzo/a.
Nel corso del progetto si è sperimentata anche la modalità di piccolo gruppo che permette in alcune situazione o fasi una buona mediazione tra le esigenze di personalizzazione del progetto e di socializzazione in luogo protetto.

Le Azioni del Progetto

Il Progetto, a seconda delle situazioni inizialmente individuate, si propone diverse tipologie di azioni educative da realizzare nei diversi ambiti e contesti in cui si sviluppa il progetto:

– l’aiuto educativo
– l’accompagnamento educativo
– il tutorato educativo

L’aiuto educativo

L’aiuto educativo è la forma di intervento che si fa carico di un bisogno specifico, prevalentemente di tipo scolastico e didattico, per impedire o attenuare il rischio di insuccesso scolastico e per creare o consolidare nel preadolescente abitudini, regole, comportamenti attivi, che lo portino a realizzare una autonomia organizzativa, funzionale all’espletamento dei doveri e dei compiti scolastici. L’aiuto educativo è temporaneo, limitato alle necessità di tipo scolastico. In riferimento alla famiglia lo scopo di indurre e rappresentare ai familiari stessi quei comportamenti che riguardano lo studio, i compiti scolastici, i tempi e le regole più funzionali. Inizialmente ogni intervento nasce, per lo più, come aiuto scolastico per poi configurarsi, in diversi casi, come suscettibile di una ri-progettazione e di un approccio più complesso.

L’accompagnamento educativo

L’accompagnamento educativo è la forma di intervento che si propone di farsi carico, di prendersi cura di una situazione più complessa rispetto la precedente (aiuto scolastico) in cui accanto ai bisogni specifici legati al rendimento scolastico di un preadolescente si sommano solitudini individuali, assenza di cura educativa, anche per incapacità educativa, fragilità dell’ambiente familiare, che possono portare i ragazzi o le ragazze a vivere “vite solitarie”, ma anche, al contrario, a vivere vite senza regole, a zonzo per un paese o per un quartiere.
L’accompagnamento educativo si propone di fare compagnia per aiutare una persona a crescere, a capire il valore dell’educazione (dell’essere educati, del volersi educare), a porsi degli obiettivi, a saperli costruire e definire bene per poterli anche raggiungere. L’azione educativa è complessa perché avviene in ambito familiare, ma non solo ma è necessario che si riverberi anche sui familiari, attraverso un coinvolgimento diretto di altri protagonisti del progetto (servizio sociale) per non stringere la relazione d’aiuto, che si offre al preadolescente, come un rapporto fra educatore e minore, come una relazione sufficiente a risolvere un problema molto importante.

Il tutorato educativo

Il tutorato educativo è la forma di intervento che si fa carico di situazioni, che dopo un primo approccio conoscitivo, appaiono fin da subito fortemente intrecciate e condizionate da una situazione familiare particolare o complessa, in cui i bisogni del preadolescente sono molteplici e spesso non compiutamente espressi e dove l’azione dell’educatore è quella di proporre un aiuto educativo e didattico, di fare compagnia, di sostenere la crescita del ragazzo o della ragazza e di offrire un percorso verso l’autonomia. L’intervento avviene in famiglia, con lo scopo di aiutare anche i familiari a riconoscere, attraverso il coinvolgimento diretto di altri protagonisti del progetto (servizio sociale), i bisogni del preadolescente.
Unitamente alle suddette azioni in cui si sviluppa il lavoro con i ragazzi, il progetto prevede anche un’attività di consulenza e confronto con le scuole allo scopo di individuare precocemente i minori a rischio ed effettuare una presa in carico più tempestiva nell’ambito della rete dei servizi del territorio.

Gli Indicatori di Valutazione del Progetto

Il Progetto di tutorato rivolto ai preadolescenti in situazione di disagio scolastico, familiare e sociale e a rischio di dispersione scolastica presuppone che siano evidenziati dei macro-indicatori di valutazione del Progetto stesso e che riguardano:

– la definizione condivisa di un progetto individualizzato che si realizza attraverso obiettivi a breve e lungo termine, azioni, strumenti, tempi di lavoro, indicatori di risultato e modalità di verifica. Ciò permette di individuare le aree di lavoro dell’educatore da una parte e dell’assistente sociale dall’altra, delineando e delimitando le rispettive funzioni;
– la possibilità di riprogettare (in tempi brevi) l’azione educativa e l’intervento proposto dopo una fase conoscitiva e di valutazione della situazione iniziale e che abbia offerto riscontri diversi, nuovi e più articolati rispetto a quelli che ci si attendeva, prevedendo anche il coinvolgimento di nuovi attori di Servizi diversi (psicologo, neuropsichiatra o psichiatra, ecc). Tale riprogettazione può aver luogo sia negli incontri di verifica tra educatore ed assistente sociale, sia negli incontri con il gruppo tecnico di supporto del progetto;
– l’adeguatezza dell’intervento educativo proposto rispetto al bisogno realmente riscontrato. Questo comporta che siano attivate e condivise fasi di lavoro quali: l’osservazione generale della situazione, la conoscenza del caso specifico, la presa in carico della persona e della sua famiglia, una tempistica definita nei modi e nella durata prevista;
– l’effettiva integrazione dei rapporti fra assistenti sociali ed educatori, fra chi ha proposto il caso e la necessità di un intervento e tra chi è stato individuato per intervenire, ovvero la presa in carico complessiva del ragazzo o della ragazza e della sua famiglia, anche per evitare l’isolamento dell’educatore nelle situazioni più o meno complesse, non sempre facilmente delineabili e gestibili.

I processi di cambiamento: indici di valutazione del cambiamento

Per l’efficacia del progetto si ritiene indispensabile che l’azione educativa svolta venga sottoposta a verifiche e valutazioni periodiche. Esse hanno come oggetto i processi di cambiamento che riguardano persone e ruoli degli Enti e dei Servizi di supporto:
– il/ la preadolescente /adolescente (ovvero il valore del lavoro di sostegno e di aiuto messo in atto dall’adulto/dagli adulti);
– la famiglia del/della preadolescente / adolescente (ovvero il significato reale assegnato dalla famiglia all’intervento educativo e all’educatore);
– l’educatore/l’educatrice (ovvero l’effettiva presa in carico educativa di una persona, la rilevazione di domande e di bisogni nuovi rispetto a quelli inizialmente conosciuti e la loro condivisione con l’assistente sociale);
– il ruolo del “servizio pubblico” (ovvero la gestione in progress dell’intervento da parte dell’ASP e del Servizio Minori e famiglia in termini di risposta a nuovi problemi evidenziati).

Osservare e valutare il cambiamento

Il preadolescente/adolescente a seconda dei bisogni individuati e del progetto formulato, i processi di cambiamento rilevati a seguito dell’intervento dell’educatore possono riguardare:
– l’organizzazione personale dell’impegno scolastico;
– la motivazione verso lo studio;
– l’autonomia personale (capacità di fare domande, di orientare l’atteggiamento iniziale e di fare scelte nuove, capacità di inserimento sociale e aggregativo);
– l’autostima, la fiducia in sé;
– le modalità relazionali agite nel rapporto con genitori, pari, scuola, etc.

L’educatore

I processi di cambiamento messi in atto per dare valore e “peso” al proprio intervento educativo riguardano:
– capacità di conferma del ruolo assegnato (adulto, educatore con capacità di ascolto e di empatia, non subalterno);
– capacità di gestione del tempo di lavoro educativo assegnato (rispetto dei compiti di lavoro e uso della flessibilità);
– capacità di valutazione dei bisogni complessivi del preadolescente (superare i limiti della autoreferenzialità, saper “chiedere aiuto” in tempi brevi ai Consulenti del Progetto e al Servizio sociale);
– capacità di riprogettazione condivisa e concordata di una nuova azione educativa, utilizzando tutte le competenze professionali a disposizione dell’ASP e del Servizio sociale.

La famiglia

I processi di cambiamento rilevati a seguito dell’intervento dall’educatore all’interno dell’ambito familiare e delle diverse figure parentali possono riguardare:
– il significato assegnato all’intervento (capacità della famiglia di “leggere” l’intervento in maniera più articolata e completa rispetto al semplice supporto didattico. Capacità di riconoscere la figura dell’educatore e le sue funzioni, non ostacolandolo, strumentalizzandolo colludendo con il figlio, permettendo il corretto svolgimento dell’intervento);
– la consapevolezza del ruolo educativo che la famiglia è chiamata ad esercitare. E quindi la sensibilità, l’attenzione, l’apertura ad osservare le modalità relazionali agite nel rapporto genitore/i-figlio/i, attraverso le stimolazioni provenienti dall’azione dell’educatore e dell’assistente sociale;
– la lettura delle necessità immateriali del figlio o della figlia (diritti e doveri, presente e futuro).

Il ruolo del Servizio pubblico

I processi di cambiamento da attivare a seguito dell’intervento messo in atto
Servizio Minori e famiglia
– la presa in carico del/della ragazzo/a, anche attraverso l’eventuale collegamento con chi ha relazioni con il preadolescente (scuola; società sportive; associazionismo; gruppi di aggregazione; parenti; etc), nonché, eventualmente, con le autorità preposte alla sua tutela (tribunale per i minori, procura, altri servizi territoriali);
– la presa in carico del nucleo (che comporta anche provvedimenti e scelte che non interessano direttamente il progetto tutor, progetto che si configura come una tra le varie azioni agite per dare risposta ai bisogni di quella famiglia);
Le azioni descritte rappresentano la prassi di lavoro del servizio sociale. I punti seguenti rappresentano invece quanto di specifico è da imputarsi al progetto tutor.
– il posizionamento dei ruoli e delle persone (l’individuazione dei compiti dell’assistente sociale e dell’educatore, nella consapevolezza che la referenza del caso rimane al servizio sociale);
– l’eventuale rilettura e ridefinizione della situazione e del progetto a seguito dei primi riscontri in situazione reale e nel modificarsi in itinere;
– l’analisi e l’impiego degli elementi portati dall’educatore per direzionare il lavoro che l’assistente sociale svolge con i genitori e complessivamente sul nucleo, parallelamente a quello svolto dall’educatore con il/la ragazzo/a.

ASP della Romagna Faentina

– sostenibilità del progetto: monitoraggio continuo e complessivo delle varie situazioni (cambiamenti vari);
– monitoraggio dei tempi di intervento su ogni singolo caso (età del/la ragazzo/a, durata dell’intervento, frequenza dell’intervento; assenze/impegno educatore, continuità educativa e collaborazioni in atto);
– evoluzione del progetto (fasi e passaggi, cambiamenti nell’azione educativa, presenza degli attori protagonisti, ruolo dell’educatore);
– valutazione condivisa dell’adeguatezza professionale degli educatori rispetto al compito assegnato e agli obiettivi prefissati;
– valutazione di modificare o attivare un nuovo percorso educativo per casi e situazioni complesse.
Referente: Dott. Anna Pezzi 0546699505 a.pezzi@aspromagnafaentina.it